Micorrize

Cosa sono

Le Micorrize (dal greco: fungo e radice) sono strutture costituite dall’unione simbiotica tra funghi del terreno e radici non lignificate delle piante.
La scoperta delle Micorrize e della loro interazione benefica con le radici delle piante coltivate risale alla metà del 1800, ma, solo in questi ultimi anni, con il graduale risveglio di una coscienza agricola orientata verso un’agricoltura eco-compatibile, sta crescendo l’attenzione nei confronti di questa simbiosi funghi-microrganismi pianta e del suo utilizzo. Gli interessi economici per la produzione e l’utilizzo di fertilizzanti chimici ha fatto sì che per lungo tempo ci si dimenticasse dell’importanza rivestita dai microrganismi del terreno nelle produzioni agrarie. Il ritorno ad un’agricoltura organica ne ha fatto riscoprire l’importanza ed ha spinto alcune aziende a finanziare la ricerca in tale direzione.
Le Micorrize si suddividono in due grandi gruppi: ectomicorrize ed endomicorrize.
Le Ectomicorrize sono in grado di colonizzare poche specie di piante, quasi tutte essenze forestali (conifere elatifoglie) per questo non ci soffermeremo su di loro è comunque importante ricordare che i tartufi sono l’espressione più conosciuta di questa simbiosi micorrizica.
Le Endomicorrize sono le uniche delle quali tratteremo qui di seguito per il loro interesse diretto e specifico sulle colture agrarie. Sono simbionti obbligati. A differenza delle prime, penetrano all’interno dei tessuti e delle cellule dell’ospite ma non formano un mantello fungino esterno. S’insediano sulla parte corticale della radice penetrandone le cellule e riempiendone gli spazi intercellulari senza però invadere mai il cilindro centrale. All’interno delle cellule possono formare delle strutture ovoidali dette vescicole e delle strutture ramificate dette arbuscoli.Le Micorrize (dal greco: fungo e radice) sono strutture costituite dall’unione simbiotica tra funghi del terreno e radici non lignificate delle piante.
La scoperta delle Micorrize e della loro interazione benefica con le radici delle piante coltivate risale alla metà del 1800, ma, solo in questi ultimi anni, con il graduale risveglio di una coscienza agricola orientata verso un’agricoltura eco-compatibile, sta crescendo l’attenzione nei confronti di questa simbiosi funghi-microrganismi pianta e del suo utilizzo. Gli interessi economici per la produzione e l’utilizzo di fertilizzanti chimici ha fatto sì che per lungo tempo ci si dimenticasse dell’importanza rivestita dai microrganismi del terreno nelle produzioni agrarie. Il ritorno ad un’agricoltura organica ne ha fatto riscoprire l’importanza ed ha spinto alcune aziende a finanziare la ricerca in tale direzione.
Le Micorrize si suddividono in due grandi gruppi: ectomicorrize ed endomicorrize.
Le Ectomicorrize sono in grado di colonizzare poche specie di piante, quasi tutte essenze forestali (conifere elatifoglie) per questo non ci soffermeremo su di loro è comunque importante ricordare che i tartufi sono l’espressione più conosciuta di questa simbiosi micorrizica.
Le Endomicorrize sono le uniche delle quali tratteremo qui di seguito per il loro interesse diretto e specifico sulle colture agrarie. Sono simbionti obbligati. A differenza delle prime, penetrano all’interno dei tessuti e delle cellule dell’ospite ma non formano un mantello fungino esterno. S’insediano sulla parte corticale della radice penetrandone le cellule e riempiendone gli spazi intercellulari senza però invadere mai il cilindro centrale. All’interno delle cellule possono formare delle strutture ovoidali dette vescicole e delle strutture ramificate dette arbuscoli.

È negli arbuscoli che avvengono gli scambi nutrizionali: il fungo assorbe gli elementi nutritivi dal terreno, in particolare il fosforo, il potassio ed alcuni microelementi, e li cede alla pianta per riceverne in cambio linfa elaborata.
La formazione di micorrize conferisce alla pianta una maggiore capacità di assorbimento dell’acqua e la protezione dall’attacco di alcuni patogeni radicali. La somma di questi effetti garantisce una crescita migliore nelle piante micorrizate.
Le micorrize consentono un enorme incremento dell’apparato radicale delle piante ospiti (fini a sette volte la sua normale estensione).
Nella micorrizosfera (ambiente esplorato dall’apparato radicale micorrizato) si creano condizioni particolarmente favorevoli alla vita di numerosi microrganismi utili.È negli arbuscoli che avvengono gli scambi nutrizionali: il fungo assorbe gli elementi nutritivi dal terreno, in particolare il fosforo, il potassio ed alcuni microelementi, e li cede alla pianta per riceverne in cambio linfa elaborata.
La formazione di micorrize conferisce alla pianta una maggiore capacità di assorbimento dell’acqua e la protezione dall’attacco di alcuni patogeni radicali. La somma di questi effetti garantisce una crescita migliore nelle piante micorrizate.
Le micorrize consentono un enorme incremento dell’apparato radicale delle piante ospiti (fini a sette volte la sua normale estensione).
Nella micorrizosfera (ambiente esplorato dall’apparato radicale micorrizato) si creano condizioni particolarmente favorevoli alla vita di numerosi microrganismi utili.

Effetti delle micorrize

L’effetto della micorrizazione è essenzialmente un enorme moltiplicazione della superficie e del volume radicale (sino al 700% in più rispetto ad un apparato radicale non micorrizato).
I risultati ottenuti con l’instaurarsi della simbiosi sono:

  • incremento della capacità di assorbimento di acqua, di macro e microelementi;
  • maggior resistenza alla siccità;
  • capacità di resistenza a livelli di salinità elevati;
  • un effetto di “barriera meccanica” nei confronti di funghi patogeni e nematodi;
  • riduzione della crisi da trapianto;
  • possibile bonifica dei suoli inquinati da metalli pesanti (ectomicorrize).

Campi di applicazione e limiti della tecnica

Nella produzione vivaistica di piante orticole, come nelle piante da frutto, l’uso di inoculo micorrizico
arbuscolare incrementa significativamente la crescita e la percentuale di sopravvivenza al trapianto di specie poco vigorose che si avvantaggiano dell’aumento della superficie radicale e del volume di terreno esplorato dalle radici.
La micorrizazione in vivaio permette di avere una pianta molto competitiva e resistente nella fase successiva di trapianto in pieno campo o in coltura protetta;
In particolare nelle piante da frutto l’uso di inoculo micorrizico arbuscolare incrementa la crescita e la percentuale di sopravvivenza al trapianto
Nelle piante ornamentali l’uso di inoculo micorrizico arbuscolare incrementa significativamente la percentuale di sopravvivenza al trapianto, la resistenza allo stress idrico e la crescita, in piante
utilizzate per l’impianto di giardini (es. alberi ornamentali, rose, siepi, ecc.) coltivate con apporti regolari di fertilizzanti e di acqua. Le piante ornamentali micorrizate producono più fiori nel lungo periodo.
La micorrizazione di tappeti erbosi incrementa la crescita, la resistenza alla siccità e riduce lo stress dovuto ai numerosi tagli.
L’uso di inoculo micorrizico o di semi conciati con inoculo, nei tappeti erbosi è giustificato dal fatto che la presenza di inoculo naturale è scarsa a causa nel substrato di crescita utilizzato nei primi centimetri del profilo del terreno (es. torba + sabbia, substrati vari, terreno di riporto).
La micorriza è stimolata e attratta dagli essudati radicali in condizioni adeguate (corretta umidità del terreno, moderata fertilità del suolo, buona aerazione). La colonizzazione avviene in circa 2 – 3 settimane. Avvenuta la micorrizazione della pianta la simbiosi dura quanto la vita del vegetale che la ospita sempre che il suolo non venga trattato con prodotti tossici per il fungo o non venga fertilizzato in maniera eccessiva per più anni.